BRESCIA OGGI – 2016
C’è uno spazio a Montisola in cui ci si può «isolare» dalla folla impazzita per Christo e ritrovare ritmi lenti e tranquillità, le caratteristiche storiche del posto. È il palazzo del turismo, a Peschiera Maraglio, dove sono esposte, sotto il titolo di «Identità e visioni», le tavole progettuali di due interventi- le Ere e la «Cà del dutùr»- ai quali il sindaco Fiorello Turla e i suoi collaboratori, insieme per realizzare il programma «L’isola che vorrei», affidano il compito di aprire una nuova stagione turistica, sempre però all’insegna della lentezza e della tranquillità. Una mostra apprezzata sia dai visitatori di «The floating piers» che dai residenti, anche perché utilizza un linguaggio semplificato al massimo e sintetizza in un video (www.montisolainmostra.it) il viaggio compiuto tra passato e futuro dal progettista e curatore dell’allestimento, l’architetto Marcello Corti, 39 anni, per 10 collaboratore del Politecnico di Milano, residente a Bergamo ma profondo conoscitore del Sebino.
Il «genius loci» delle Ere, la spiaggia più bella dell’isola, è stato reinterpretato in chiave moderna. L’inserimento di pontili per la balneazione, di pali illuminati alla sommità (il rimando è alle starlight usate dai pescatori) e di strutture di supporto alla sosta e al ristoro è finalizzato a estendere la fruizione della spiaggia alle ore serali. Il ritmo cadenzato dei pontili disegna delle vasche naturali, adatte ai tuffi in tutta sicurezza dei bambini. I punti luce sono posizionati in modo tale che, riverberandosi nell’acqua, creino una scenografia di grande effetto. Il progetto proposto, oltre a far vivere la spiaggia in tutto l’arco della giornata, è mosso nel contempo dalla volontà di incentivare una percorrenza lenta e trasversale dell’isola, promuovendo una interconnessione tra i mezzi di spostamento utilizzabili: introduce un’area attrezzata per il noleggio delle bici, individua vari punti di ormeggio sul lungolago e realizza percorsi distinti a quote differenti che separino i flussi di pedoni e «due ruote» attualmente sovrapposti sulla litoranea.
Complessivamente un intervento non invasivo: ogni albero sarà lasciato, il verde sarà predominante, una fontana darà quel tocco di leggerezza che adesso manca. Pochissimi gli elementi in distonia con l’insieme, insomma. «Il progetto delle Ere è il presupposto per poter poi chiedere contributi ai vari livelli- racconta l’assessore al Turismo, Guglielmo Novali-. Il recupero della »Cà del dutùr«, invece, è stato inoltrato a maggio, perché venisse tenuto in considerazione, a bellezza governo.it, il bando della Presidenza del Consiglio dotato di un fondo di 150 milioni di euro». La «Cà del dutùr», a Menzino, è un immobile del ’600. Il Comune lo ha avuto in dono nel 1928 da Gianna Zirotti Richiedei affinché vi ricavasse una condotta medica residenziale autonoma: la «Cà del dutùr», appunto. Sorge di fianco ai campi di calcio comunali, nelle vicinanze della rocca Oldofredi, e si affaccia sul lago sottostante. L’idea è di ripristinarvi la funzione medica originaria arricchendola con altre destinazioni d’uso che trasformino la «Cà del dutùr» in un centro terapico, dove la dimensione riabilitativa si abbini a quella sportiva. Vi sono previste, oltre ad ambulatori e spazi per fitness e fisioterapia, due piscine, una interna e l’altra esterna, e una sala per il ristoro. La struttura, nelle intenzioni, dovrebbe entrare in relazione sia con i campi da tennis di Sinchignano, ora sottoutilizzati, sia con la rocca Oldofredi, ubicata al termine di un percorso vita attrezzato. «Non una Spa: ce ne sono fin troppe- puntualizza Corti-. Ma una sorta di »buen retiro« che concilii la concentrazione e favorisca lo spirito di gruppo: ideale per società sportive».
STIME SULL’INVESTIMENTO necessario, trattandosi di un recupero conservativo con ampliamento ancora allo stadio di progettazione di larga massima, non sono al presente attendibili. Quanto alla mostra «Identità e visioni», aperta sino al 16 luglio, è stata visitata da moltissime persone. «I montisolani, al riguardo, li ho trovati molto propositivi, ottimisti- conclude Marcello Corti-. L’intento dell’esposizione, in effetti, è di sensibilizzare la comunità su temi di pubblica utilità».